L’Ente Nazionale Protezione Animali , ( Empa ) sede di Savona ha recentemente criticato la gestione del Santuario dei Cetacei , nel nostro Mar Ligure.

Tartaruga Genova
Caretta Caretta foto Gabriella Motta

Gli enti preposti ( secondo l’EMPA ) alla salvaguardia del Santuario dei Cetacei sono immobili rispetto alle vere carenze e problematiche ambientali che ultimamente sono davanti agli occhi di tutti .

Vistosissima ad esempio è la carenza di pesci e varie specie marine nel nostro mare : l’ecosistema marino non sembra più in equilibrio . Prede e predatori non si confrontano come dovrebbero.

Ecco il link all’articolo apparso proprio sula pagina Facebook il 10 dicembre scorso della sede EMPA di Savona . Leggi : https://fb.watch/2vsEGuWUm5/

Le proposte dell’Empa

E molto condivisibile l’elenco di proposte Empa indicate per una reale difesa dell’ecosistema marino nel Santuario dei Cetacei . Raramente si sono sentite pronunciare così dettagliatamente e con forza da altri Enti e Associazioni . Proposte che dovrebbero essere linee guida da seguire per le nostre amministrazioni . Come è facile immaginare solo proponendole con forza possiamo pensare che siano recepite ed attuate , come ogni volta che si parla di ambiente . Ne va della vita del nostro stupendo Mare e quindi del nostro futuro .

Ecco le proposte dell’Empa per il Santuario dei Cetacei :

  • Costituire nuove e vaste aree marine protette dove ogni attività di pesca ed inquinante sia bandita, quelle esistenti sono francobolli (Portofino, Bergeggi, Gallinara),
  • Utilizzare i soldi destinati dall’Unione Europea al settore della pesca anche per la ricerca ed il recupero delle migliaia di chilometri di reti da pesca perdute o abbandonate sul fondo del mare, finanziare la riconversione di quelle di plastica in materiali biodegradabili, attivando finalmente servizi a terra che permettano ai pescherecci di smaltire plastica e rifiuti rimasti nelle reti a strascico,
  • Proibire l’uso delle “ferrettare”, reti lunghe fino a 2,5 chilometri, vere trappole per cetacei e pesci pelagici e vietare la pesca sportiva con attrezzi professionali, come nasse e parangali, e ridurre il pescato giornaliero permesso da cinque ad un chilo,
  • Favorire e finanziare le imprese e le iniziative che organizzano l’osservazione corretta dei cetacei, lo snorkeling, le esplorazioni subacquee ed i percorsi turistici marini,
  • Deviare, ove possibile, il traffico marittimo dai tratti di mare in cui la ricerca scientifica ha provato essere rotte abituali dei cetacei.
  • Incentivare la costruzione di motori marini ed imbarcazioni a più basso impatto sonoro e con carburanti meno inquinanti,
  • Promuovere il consumo davvero sostenibile del pesce di mare, che deve necessariamente mirare alla riduzione e non all’aumento del quantitativo annuale pro-capite, oggi per gli italiani a 32 chili (il triplo di vent’anni fa!),
  • Scoraggiare l’acquisto di pesce di altri mari e di quello di acquacoltura (alimentato con farina di pesce selvatico): dei pesci acquistati e mangiati dagli italiani 4 su 5 sono “stranieri” e la metà d’allevamento.»

Ecco il link al sito Ente Nazionale Protezione Animali : http://www.enpa.it/